Tetra Pak: nel nostro Dna sostenibilità e ricerca, 140 milioni gli investimenti 2024

Sostenibilità e ricerca sono parte del Dna di Tetra Pak, colosso attivo in soluzioni di confezionamento di alimenti, ma anche di trattamento degli stessi, con un ruolo di primo piano all’interno della filiera agroalimentare. Con oltre 23 mila dipendenti in 160 Paesi nel mondo, la società punta su nuove soluzioni green per migliorare la qualità dei propri prodotti e lo fa impiegando denaro e competenze. Nel 2024, a livello globale, «andremo a investire 40 milioni di euro per supportare le attività di raccolta e riciclo e continueremo a investire circa 100 milioni di euro per lo sviluppo di materiali alternativi», ha dichiarato in un’intervista a Radiocor Paolo Maggi, managing director and president Tetra Pak South Europe. Il 2022 ha visto un fatturato del gruppo pari a 12,5 miliardi di euro e per il 2023 «da un punto di vista di vendite c’è stata una leggera crescita», mentre il 2024, secondo le parole di Maggi, «sarà un anno di continuità». L’obiettivo, parlando di sostenibilità, è continuare «a investire fortemente sull’innovazione e sul territorio», ha confessato il presidente.

La sostenibilità potrebbe essere in futuro l’ago della bilancia nelle scelte dei consumatori: «Investire in sostenibilità oggi credo sia l’equivalente di investire nella qualità 30 anni fa, cioè senza questo approccio all’interno dell’industria non c’è futuro – ha affermato il manager -. È fondamentale per la sopravvivenza di un’impresa, se poi l’impresa ha ambizioni come la nostra di continuare a essere leader nell’industria agroalimentare, è ovvio che l’attenzione a questi investimenti e a queste risorse è ancora più importante». Fondamentale è poi «cercare di prevedere le richieste e i bisogni delle generazioni future. Gli investimenti vengono fatti anche in quell’ottica», ha continuato.

Per quanto riguarda l’innovazione, «continueremo a lavorare per diminuire la percentuale di materiali non rinnovabili, quindi da origine fossile, che utilizziamo nei nostri prodotti e aumenteremo la percentuale di materiale rinnovabile, quindi la carta», ha specificato Maggi. Traguardi tangibili che vedranno la luce già quest’anno: nel 2024 arriverà «una soluzione di imballaggio che ci ha permesso di sostituire l’alluminio con una membrana più leggera che eventualmente verrà sostituita anche da una soluzione di base carta. Questo ci permette di diminuire la percentuale di materiale non rinnovabile e di aumentare quella rinnovabile», ha sottolineato il manager. Guardando a lungo termine, «abbiamo l’ambizione per il 2030 di avere un contenitore che sia fatto per il 90% di carta e il 10% di altri materiali che servono per mantenere una struttura», ha rivelato Maggi.

In merito al territorio, invece, «continuiamo a investire con i nostri partner e stakeholder lungo la filiera, in particolare in Italia abbiamo due attività molto importanti, una con gli esponenti per il riciclo della carta, (Lucart e Comieco) per aumentare la raccolta e il riciclo». La seconda riguarda la collaborazione con «partner nel riciclo del poliaccoppiato», una combinazione di carta e alluminio che «viene estratta dal pacchetto nei centri di riciclo e viene reintrodotta in filiere alternative e con questo materiale si possono fare altri prodotti, come per esempio il pallet, che utilizziamo per il trasporto dei nostri prodotti. È un bellissimo esempio di circolarità e sostenibilità», ha concluso il presidente.

Secondo l’ultimo Osservatorio Packaging di Nomisma, l’80% dei consumatori intervistati ha dichiarato che utilizza l’imballaggio per capire la sostenibilità del prodotto: «questo è un messaggio importante, che noi sentiamo nostro perché l’educazione e la comunicazione sono parti fondamentali di quello che facciamo – ha specificato il manager -. I nostri imballaggi comunicano al consumatore che sta per fare un acquisto corretto dal punto di vista della sostenibilità». E l’espressione più recente del concetto di sostenibilità si chiama Tetra Recart: un imballaggio realizzato prevalentemente con materie prime rinnovabili (71% di carta certificata Fsc) provenienti da fonti gestite in maniera responsabile, tracciate e controllate, che consente di ridurre dell’83% le emissioni di CO2. Si tratta di un contenitore molto leggero in confronto alle altre soluzioni e, per via delle caratteristiche geometriche, consente un trasporto molto competitivo in confronto alle alternative. Dal punto di vista del consumatore «è un contenitore per il quale non sono necessari utensili per l’apertura, è molto facile da aprire e da gestire e assicura la completa evacuazione del prodotto, il che va a supportare la nostra attenzione alla riduzione dello spreco alimentare. Inoltre, una volta utilizzato, essendo comprimibile, aiuta la raccolta e il riciclo», ha concluso Maggi.

Fonte: ilsole24ore.com 

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